Se puoi guardare fuori,
gli altri possono guardare all’interno ︎
RA-4 and engraving on emulsified polyester
(detail)
EPIFANIA ARCANGELIANA, 2019
RA-4 and engraving on emulsified polyester
127x300 cm
In daily life, the desire to break through the burden of conditionings that society has induced in us since birth stands in the way of reality. The seduction of the knowledge of the Other incites us to shatter that glass wall of illusory appearance that opposes between our drives, our securities, and our social/cultural conventions, following those escape routes that would allow us to glimpse the essence of things and access a multitude of unique relationships and experiences. Dropping Maya’s Veil, trespassing, crossing boundaries, simply means to live more intimately. The transparent and translucent polyester reflects our image, which adds up to form a prismatic mirror reflecting the facets of our most essential desires. But these fragmented glasses also give us a completely relative view of things. Our image, in return, is constantly changing to the gaze of the Other, whoever and wherever he or she may be. Things also look at us: we live on reflections, we are mirrored everywhere, our image is always different, partial, incomplete and restricted. It’s like when we walk down the street, for example, our figure multiplies and breaks down, mirrored everywhere: in windows of shops and cars driving by, in the different perspectives of a stranger’s gaze… Everywhere there are eyes looking at us and everyone sees different things about us, constant facets and components of our personality. Even when we mirror ourselves, standing still in full-length, everything always becomes relative because the mirror only portrays a two-dimensional, mirror-like part of us. It also portrays the background of the environment, it portrays us as we are at that precise moment, in that light, because through every breath we take, our image is inexorably different in every instant.
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Nella vita quotidiana, alla realtà si frappone il desiderio di infrangere il bagaglio di condizionamenti che la società ci ha indotto da quando veniamo alla luce. La seduzione della conoscenza dell’Altro, ci incita a frantumare quel muro di vetro di apparenza illusoria che si contrappone tra le nostre pulsioni e le nostre sicurezze e convenzioni socio/culturali, seguendo quelle vie di fuga che ci farebbero intravedere l’ essenza delle cose ed accedere ad una moltitudine di rapporti ed esperienze senza eguali.Far cadere il Velo di Maya, sconfinare, smarginare, significa semplicemente vivere più intimamente. Il poliestere trasparente e traslucido riflette la nostra immagine che si somma ad esso formando uno specchio prismatico che riflette le sfaccettature dei nostri desideri più primordiali. Ma questi vetri frammentati, ci offrono anche una visione delle cose del tutto relativa.La nostra immagine, di rimando, muta in continuazione allo sguardo dell’Altro chiunque esso sia, ovunque esso si trovi. Anche le cose ci guardano: viviamo di riflessi, ci specchiamo ovunque, la nostra immagine è sempre diversa, parziale, incompleta e limitata. Se pensiamo a quando camminiamo per strada, ad esempio, la nostra figura si moltiplica e scompone specchiandosi ovunque: nelle vetrine dei negozi, nei finestrini delle auto che passano, nei diversi punti di vista dello sguardo degli sconosciuti… Ovunque ci sono occhi che ci guardano e ognuno vede cose di noi sempre diverse, continue sfaccettature e tasselli della nostra personalità. Anche quando ci specchiamo immobili a figura intera, diventa sempre tutto relativo perché lo specchio ritrae solo una porzione bidimensionale e speculare di noi, ritrae anche il fondo dell’ambiente, ritrae noi come siamo in quel preciso momento, con quella luce, ma anche solo respirando, la nostra immagine è in ogni istante inesorabilmente diversa.